Alcune riflessioni, per tesi, su un’ipotesi condivisa di riforma dell’Istruzione Artistica

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1. Premessa
Queste brevi considerazioni vogliono essere un piccolo contributo al percorso avviato con il Convegno svolto recentemente a Venezia, presso l’Istituto Statale d’Arte2
. In quella sede , sono stati messi in luce tutti i limiti e le “doppiezze” delle recenti iniziative messe in atto dal Governo sull’Istruzione Artistica, all’interno di un disegno più complessivo di depotenziamento della Scuola Pubblica, in un’ottica di essenzializzazione dell’offerta formativa, ispirata a pure logiche di tagli ai servizi che uno Stato democratico e moderno dovrebbe viceversa saper garantire3.
Questo non solo perché la Scuola Pubblica è chiamata, come in nota 3, a dare a ciascuno tutti gli strumenti necessari per una piena e consapevole cittadinanza ma anche perché solo attraverso un Sistema Formativo moderno sarà possibile per il Paese vincere quelle sfide che la globalizzazione di fatto ci impone. L’Istruzione Artistica, su quest’ultimo versante può dare un contributo importante, sia in termini di tutela, conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico, vero valore aggiunto del Paese, sia come fucina per lo sviluppo di quella “cultura del bello” che sta alla base del fenomeno “Made in Italy” che tutti, a parole, dicono di voler sostenere.
Questo, sia chiaro, non può tradursi in un semplice arroccamento dell’esistente: curricoli e programmi, specie negli indirizzi ordinamentali risalgono a tempi ormai lontani, con strutture del ciclo di studi, come negli Istituti d’Arte, basati su un triennio iniziale e un biennio finale indifendibili e che devono essere superati, anche alla luce del prolungamento dell’obbligo scolastico che impone scelte diverse. In altre parole, la “provocazione” messa in campo dall’attuale Governo può essere, sempre che ne abbiamo la forza e l’intelligenza necessarie, un momento per un’autentica modernizzazione e miglioramento dell’intero settore.
Dobbiamo in tempi rapidi saper individuare una proposta di riforma seria dell’Istruzione Artistica da sottoporre non solo al Governo ma anche alle forze politiche, alle organizzazioni sindacali, al mondo della cultura e dell’imprenditoria, ipotesi di riforma che sappia coniugare non solo curricoli adeguati ma che affronti anche i nodi dell’efficienza e dell’efficacia del sistema, senza lasciare questi aspetti alla demagogia dei troppi Brunetta di turno.
Soprattutto, dobbiamo evitare, noi crediamo, di dare un’immagine di una corporazione che si muova “pro domo sua”: solo così potremo condividere la nostra protesta e le nostre proposte non solo con l’attuale utenza ma, più in generale, con una più vasta opinione pubblica, cosa questa che più di altre inquieta “il Grande Timoniere”.
In altre parole, solo essendo credibili a tutto campo, riusciremo a creare le condizioni per un “diritto all’ascolto”, che può essere premessa per una resipiscenza, sia pure tardiva, di chi oggi regge le sorti del nostro Paese.

Ciò premesso, le considerazioni che seguono hanno come punto di partenza gli Istituti d’Arte, l’ambito di lavoro di chi scrive queste note. È del tutto evidente che si tratta di un ambito parziale, che andrà necessariamente raccordato, nel corso del dibattito, con l’altro settore, quello dei Licei Artistici che insieme dovrebbero andare a concorrere alla formazione del nuovo “Liceo d’Arte” o (come sembrerebbe più consono agli scriventi) del nuovo “Liceo delle Arti”. In ogni caso, ci è sembrato opportuno partire da questo settore per dare avvio a un percorso il più possibile unitario che in tempi celeri sappia enucleare una proposta di riforma, aperta sia a chi nel mondo dell’Istruzione Artistica lavora quotidianamente ma anche, si spera, a proficui contributi esterni.

1 Questo non è e non vuole essere il solito documento contrabbandato come il Verbo. È piuttosto un abbozzo, l’avvio di un work in progress, che si spera possa essere integrato, modificato, migliorato dal contributo di molti. Per questa ragione ogni capitolo è caratterizzato da un numero e, eventualmente, suddiviso in paragrafi numerati, per facilitare l’opera di revisione e integrazione.
2 ISA Venezia, 11/12/2008, convegno organizzato dal CESP, gli atti sono attualmente reperibili in:
www.cesp-pd.it
3 Dall’Articolo 3 della Carta Costuzionale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

1. Quali gli aspetti centrali da cui partire per un reale processo di riforma dell’Istruzione Artistica?

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Di seguito vengono indicati in maniera sintetica quali dovrebbero essere, a parere degli scriventi, i punti fondamentali cui dovrebbe far riferimento il Legislatore nell’avviare un effettivo processo di riforma del settore, al fine non solo di non sminuire l’offerta formativa esistente, bensì potenziarla, attraverso l’introduzione nei curricoli di nuove discipline, la ricollocazione e/o rimodulazione di quelle esistenti, la rivisitazione e la riformulazione dei programmi, l’avvio di innovative strategie didattiche che vadano a superare schemi stantii, basati quasi esclusivamente sulle classiche lezioni frontali, la ridefinizione delle classi di concorso. È del tutto evidente che un tale intervento di riforma è chiamato ad armonizzare esigenze a volte divergenti, che devono però essere ricomposte ed equilibrate, pena il fallimento sul nascere di un vero cambiamento.

2.1 L’attuale elevamento dell’obbligo scolastico impone necessariamente un’impostazione dei curricoli basati su un biennio culturalmente forte, in cui siano garantiti quei saperi minimi, basati su standard internazionali richiesti per questa fase del ciclo di studi, ciclo che per alcuni può essere conclusivo, per altri solo un passaggio propedeutico verso un successivo percorso di indirizzo: quest’ultimo dovrebbe contenere in sé sia aspetti pre-professionalizzanti (via via più marcati), sia garantire l’eventuale proficuo proseguimento in un ciclo di studi superiori.

2.2 Al fine di contenere l’insuccesso e la dispersione scolastica il biennio iniziale in questione dovrebbe avere un impianto il più possibile omogeneo con gli altri indirizzi di studi, in modo da consentire quei passaggi trasversali che si rendano necessari per correggere scelte di indirizzo a suo tempo non ponderate o rivelatesi sbagliate, passaggi che di fatto sono ostacolati da curricoli profondamente diversi. È quindi opportuno che le discipline squisitamente di indirizzo siano posticipate al triennio mentre nei primi due anni si dovrebbero privilegiare quelle discipline che per loro natura sono deputate alla creazione di un “humus artistico” di base (l’attuale disegno dal vero, disegno geometrico, plastica degli Istituti d’Arte) indispensabile per la fase successiva.

2.3 Specie nelle discipline cosiddette “culturali” il processo di apprendimento viene solo avviato nel corso delle attività svolte in classe; a queste deve necessariamente seguire un’adeguata fase di studio individuale, indispensabile per una rielaborazione personale e un’autentica assimilazione di quanto appreso, condizione necessaria per superare un approccio nozionistico e superficiale. È quindi importante che il tempo-scuola non sia eccessivamente dilatato, a scapito dello studio individuale.

2.4 Le discipline caratterizzanti questo ciclo di studi impongono viceversa esperienze di apprendimento con l’utilizzo di materiali, attrezzature e laboratori che solo la struttura scolastica può di fatto garantire. È quindi profondamente errata ogni ipotesi di pseudo-riforma che vada nella direzione di cancellare o mortificare radicalmente nel curricolo esperienze fondamentali per il processo di crescita degli allievi, processo incardinato sui laboratori e più in generale sulle discipline artistiche e di sezione. Sono questi i luoghi deputati al “fare arte”, in cui, partendo dall’acquisizione pregressa di linguaggi visivi e di rappresentazione, si passa alla ideazione, alla progettazione e alla realizzazione di manufatti di arte applicata che, giova ricordarlo devono unire in sé, sia valori formali che valori d’uso. Si tratta di un processo, lungo, laborioso, che richiede tempo ed esercizio severo. A qualcuno verrebbe mai in mente di pretendere che un buon pianista impari a suonare il piano per corrispondenza? È forse casuale che nelle botteghe rinascimentali gli artisti dovessero trascorrere un lungo, faticoso, periodo di apprendistato? La verità è che il fare arte è un processo complesso, dove si devono coniugare intelligenza, conoscenze, abilità manuali: questa sintesi richiede tempi e possibilità di addestramento, né può essere delegata per ovvie ragioni allo studio o all’impegno domestico.

2.5 Interventi educativi individualizzati o per piccoli gruppi rappresentano oggi un aspetto ormai consolidato del modo di fare scuola: corsi di recupero e di approfondimento in itinere durante l’anno scolastico deliberati dai Consigli di Classe, attività di recupero individualizzate avviate su richiesta di singoli allievi, attività di promozione delle eccellenze, corsi estivi come ausilio per il superamento di lacune emerse nei giudizi finali o per garantire il proficuo passaggio di studenti da altri ordini di scuola, sono solo alcuni esempi della miriade di attività didattiche che vedono impegnati costantemente i Docenti. Si tenga poi conto delle veloci trasformazioni sociali del Paese, che inevitabilmente si riflettono e si rifletteranno sempre più nella Scuola: i flussi migratori hanno già mutato in alcune realtà in maniera significativa la composizione dell’utenza, con le relative problematiche di alfatizzazione e di integrazione.
In altre parole, già ora, di fatto, è cambiato il modo di fare scuola, per cui l’insegnamento tradizionale frontale rappresenta solo una parte del lavoro visibile, direttamente legato alla docenza. Perché allora non prendere atto di questo cambiamento che vede finalmente l’insegnamento riferirsi non più solo al gruppo-classe ma anche alle esigenze degli individui? Non è più logico istituzionalizzare all’interno dell’orario di cattedra un tempo da destinarsi all’insegnamento tradizionale e definire contemporaneamente uno spazio per le attività di insegnamento individualizzate? Sia chiaro, per evitare equivoci, che non si sta proponendo una dilatazione dell’orario di cattedra ma solo una sua diversa ripartizione.

2.6 L’introduzione della lingua straniera (inglese), oggi assente negli indirizzi ordinamentali, è un’esigenza indifferibile; tale disciplina deve trovare uno spazio orario adeguato per l’intero ciclo di studi.

3 Quale possibile sintesi in un processo di riforma dell’Istruzione Artistica?

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Vari sono i punti più sopra indicati che richiederebbero soluzioni diverse, addirittura contrapposte. Soprattutto alcuni passaggi farebbero di certo sobbalzare l’occhiuto “tiranno” dei bilanci della macroeconomia. Ragionamenti quindi inconcludenti, destinati inevitabilmente a morire sul nascere?
Noi riteniamo di no!
Esiste innanzitutto una soluzione semplice, già nei fatti praticata, un “contenitore” in grado, se ben usato, di risolvere gran parte delle esigenze di riforma più sopra indicate 4. Questa soluzione è già praticata, autorizzata delle vigenti disposizioni ma originata da motivazioni estranee a questi ragionamenti: la soluzione è l’adozione su scala generalizzata del modulo di lezione di cinquanta minuti. L’adozione dei moduli di 50’ non più per motivi “ambientali” (si ricordi come gli Istituti di Istruzione Artistica siano poco diffusi nel territorio, con bacini di utenza molto ampi) ma legata a scelte squisitamente didattiche avrebbe indubbi vantaggi:
3.a L’introduzione dei moduli di 50 minuti libererebbe fino ad un massimo di tre ore settimanali per ogni cattedra, da utilizzare per la creazione di un budget temporale, una sorta di “banca del tempo per una buona Scuola”, da utilizzare in attività di insegnamento sussidiarie e individualizzate, sia in orario curricolare (si pensi alle possibili compresenze da effettuare sulla base di specifiche esigenze, all’interno di progetti ben definiti, documentabili, verificabili), sia attività extra-curricolari, da programmare in maniera flessibile nel corso nell’arco scolastico.
3.b Questa scelta metterebbe a disposizione da subito per il riconoscimento economico del lavoro di tutti gli Insegnanti notevoli risorse economiche, oggi disperse in mille rivoli non sempre trasparenti, risorse che potrebbero essere investite per iniziare, almeno, quell’opera di perequazione dei livelli retributivi, per dare dignità alla professione, oggi umiliata da stipendi indecenti, mettendo a nudo la doppiezza beffarda dei molti che, a parole, dicono di avere a cuore l’adeguamento retributivo della categoria5.
3.c Una scansione generalizzata delle lezioni basata su moduli di 50’ permetterebbe una riduzione dell’orario complessivo settimanale degli studenti, mantenendo il tempo di permanenza a scuola sul livello dell’attuale ed effettivo orario settimanale.
3.d Questa essenzializzazione del tempo-scuola curricolare darebbe maggior spazio temporale allo studio individuale ma anche a tutte quelle attività di crescita personale e di relazione extrascolastica 6, che sono sicuramente complementari all’esperienza offerta dalla Scuola.
3.e Questa scelta non andrebbe ad intaccare, quanto meno non in modo automatico, gli spazi destinati nel curricolo alle discipline caratterizzanti e di indirizzo, evitando così lo svilimento e la banalizzazione dell’offerta formativa, rispetto agli attuali livelli.
3.f Per ultimo, l’aggregazione nell’orario delle lezioni di due moduli da 50’ consentirebbe, specie per le materie “culturali”, di avere a disposizione un tempo ottimale per l’attività didattica, non garantita viceversa da una singola unità oraria di 60’, troppo dispersiva, anche per le inevitabili incombenze burocratiche che ogni lezione comporta. D’altra parte, l’aggregazione di due moduli da 60’ presenterebbe inconvenienti sulla curva dell’attenzione da parte degli studenti, come ben sa chi opera sul campo, per cui la parte finale di una lezione di 120’ risulterebbe di fatto poco proficua.

È quanto meno singolare che nelle poche note apparse in questo periodo nel sito del Ministero della Pubblica Istruzione per illustrare la “riforma” della Scuola Superiore la questione del modulo orario di 50’ sia stato trattato con una superficialità inquietante 7.

Da dove tanta cecità? La verità è che il Ministero (o il Ministro?) si muove per spot, piuttosto che sulla base di vere riflessioni, che abbiano a cuore le sorti della Scuola Pubblica. Il messaggio subliminale, ma non troppo, che passa in questa slide è: basta con le furbizie, ora sono arrivati i castigamatti e per i furbi e i fannulloni non c’è speranza! La verità è che per nascondere la realtà dei fatti, e i fatti sono i tagli di bilancio da “bassa macelleria” e il peggioramento generalizzato dell’offerta formativa, si preferisce parlare al “ventre” dell’opinione pubblica, perdendo opportunità storiche di razionalizzazione e di riduzione della spesa ma anche di miglioramento complessivo della qualità della scuola, che l’introduzione generalizzata del modulo orario consentirebbe. La creazione di una “banca del tempo per una buona Scuola” così come proposta al punto 3.a andrebbe ad esempio a mitigare, finanche ad annullare le attuali iniziative atte ad aumentare il numero degli allievi per classe: senza sistemi compensativi questo, ancora una volta, si tradurrebbe in un peggioramento qualitativo della Scuola.

La proposta ora avanzata può in alcuni sollevare perplessità e preoccupazioni, rispetto ad un maggiore carico complessivo che ogni Docente verrebbe a sostenere, in termini ad esempio di incremento di attività connesse all’insegnamento. Preoccupazioni legittime ma il problema oggi non è se le attività connesse all’insegnamento con questa proposta aumentino o diminuiscano, la questione centrale è un’altra, se cioè l’Istruzione Artistica debba in Italia avere o meno un futuro degno di questo nome, mentre le ipotesi orarie ministeriali circolate in questi mesi, se confermate, sarebbero esiziali per le sorti dell’intero Settore. Certo: un aumento di carico del lavoro complessivo deve trovare un giusto riconoscimento economico all’interno di piattaforme contrattuali degne di questo nome, tuttavia questo sarà più facile se la questione del recupero dei dieci minuti per modulo orario sarà posta in maniera trasparente, unitaria e generalizzata.
Ci rendiamo anche conto come siano possibili, sulla carta, delle mediazioni su questa proposta. Per esempio si potrebbe optare per una soluzione mista, invocando da un lato il mantenimento dell’attuale normativa che consente, a oggi, una parziale riduzione oraria a fronte di documentate esigenze dell’utenza, limitando la riduzione oraria per motivazioni legate all’offerta formativa allo stretto necessario. In questo modo il budget orario da recuperare si ridurrebbe, per una cattedra intera, ad un’ora settimanale. Francamente posizioni di questo tipo risultano agli scriventi contorsioni difensive da “linea del Piave”, incapaci di cogliere la gravità del momento, i rischi per la stessa sopravvivenza dell’Istruzione Artistica, la necessità di proposte forti capaci di squinternare i disegni da Controriforma posti in essere, risvegliando un’opinione pubblica sempre più confusa e appiattita sulla caccia ai “fannulloni”, novelli untori con cui celare le vergogne governative.

4 Sia chiaro: un contenitore non va confuso col contenuto; tuttavia, se il contenitore è inadeguato qualsiasi contenuto diventa inattuabile.
5 D’altra parte, anche il Ministro Gelmini sosteneva all’atto del suo insediamento, nel corso della sua audizione presso la VII Commissione della Camera dei Deputati del 10 Giugno 2008 (pag.7 del resoconto stenografico): “..Non possiamo ignorare che lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore, dopo 15 anni di insegnamento, è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima inclusa. In Germania ne guadagnerebbe 20.000 in più, in Finlandia 16 .000 in più. La media OCSE è superiore a 40.000 euro l’anno. Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media OCSE. Ma per fare questo le difficoltà sono molte ed è necessario aggredire le cause delle iniquità del sistema, mediocre nell’erogazione dei compensi, mediocre nei risultati, mediocre nelle speranze”.
6 Si pensi a tutte quelle attività di aggregazione giovanile (nello sport, nel volontariato, ecc.), alla partecipazione a nuove forme culturali e di impegno civile (ma anche di svago) che non possono e non devono essere monopolio della Scuola.
7
http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/comunicati/2008_miur/allegati/principali_novita.pdf

4. Esistono ulteriori elementi di razionalizzazione in un processo di riforma dell’Istruzione Artistica?

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Naturalmente esistono ulteriori spazi di razionalizzazione nel passaggio dagli Istituti d’Arte al Liceo delle Arti, aspetti che dovrebbero essi presi in seria considerazione, mettendo mano al processo di riforma. A mo’ di esempio ne citiamo due.
4.1 Una anacronistica distinzione che a nostro parere andrebbe superata è quella tuttora presente nelle attività sezionali, per cui la fase iniziale rappresentata dal Disegno Professionale o dalla Progettazione rimane ben distinta da quella esecutiva, rappresentata dai Laboratori. Questa distinzione dei ruoli aveva un significato varie decine di anni fa, quando gli insegnanti di laboratorio erano spesso ex allievi, magari con il solo titolo di Maestro d’Arte oppure, ancora prima, semplici artigiani, dotati di grande perizia tecnica ma incapaci di un’autonoma elaborazione didattica. In quel contesto l’istituzione della Direzione dei Laboratori aveva lo scopo di ovviare a quelle difficoltà ma oggi è del tutto priva di fondamento: le competenze, il percorso formativo e i titoli richiesti ai Docenti di Laboratorio sono di fatto sovrapponibili a quelli dei Colleghi di Disegno Professionale e di Progettazione. Il permanere di questa separazione è errata, perché:
- porta ad una artificiosa separazione tra l’idea e la sua realizzazione, rendendo tra l’altro più difficili i feedback di aggiustamento,
- comporta la formazione di cattedre di Disegno Professionale che, di fatto, sono ridotte a dodici ore di effettivo insegnamento, essendo le altre sei di Direzione di Laboratorio,
- è fonte di diseconomie nei curricoli, per le inevitabili sfasature temporali che viceversa l’unitarietà del processo ideativo, progettuale e esecutivo affidato a un solo docente eviterebbe.
In altri termini, riunificare le attività sezionali da un lato rappresenterebbe un miglioramento sul piano della didattica, permetterebbe delle economie significative uniformando le cattedre di Disegno Professionale agli standard comuni degli altri insegnamenti, consentirebbe di assorbire eventuali modeste contrazioni del monte ore complessivo destinato alle attività delle Sezioni.

4.2 Un’altra incongruenza da superare, sempre in ambito sezionale, riguarda l’insegnamento della Tecnologia delle Arti Applicate negli attuali Istituti d’Arte. Pur ribadendo l’importanza formativa della disciplina è del tutto evidente che la sua frammentarietà e la sua infelice collocazione nel triennio iniziale, già a partire dal primo anno, prima ancora che discipline propedeutiche come la fisica o la chimica siano state affrontate, comporta una sua mortificazione e uno scadimento al contributo formativo rivolto agli allievi. È quindi indifferibile una sua ricollocazione, nella parte conclusiva del ciclo di studi, concentrandola in un solo anno (eventualmente il 5° anno). Anche in questo caso, con piccoli accorgimenti dettati dal buon senso, una lieve contrazione non comprometterebbe l’efficacia di questo insegnamento, liberando nel contempo spazi orari per nuove discipline curricolari.

5. L’attuale situazione dell’Istruzione Artistica nei numeri

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Nella Scuola Media Superiore l’Istruzione Artistica, rappresentata dagli Istituti d’Arte e dai Licei Artistici, è in Italia un segmento molto esiguo8. Nell’anno scolastico 2006/07 le istituzioni scolastiche del ciclo secondario, articolato negli indirizzi classico, scientifico, magistrale (oggi socio-psico-pedagogico), tecnico, professionale e artistico, sono risultate distribuite tra le seguenti tipologie9


Come si può notare, le istituzioni scolastiche afferenti al comparto dell’Istruzione Artistica nel 2006/07 hanno rappresentato in totale solo il 5,2%, un dato modesto, confermato anche dall’analisi della popolazione scolastica10 frequentante il settore:


– Iscritti per tipo di scuola, Scuola secondaria di II grado - A.S. 2006/2007 (valori assoluti e percentuali)



Per riconoscere lo “stato di salute” nel tempo del Settore Artistico un indicatore interessante può essere ricavato dall’analisi degli iscritti al primo anno, a confronto dell’andamento generale nella secondaria di II grado statale. Nell’anno scolastico 2007/0811 a fronte di una contrazione complessiva a livello nazionale di -1,4%, si è registrato nell’Istruzione Artistica un calo di ben il -2,5%, che è andato ad aggiungersi alla già considerevole contrazione del -3,2% del precedente anno scolastico.

Questo dato si fa ancora più inquietante se si osserva l’andamento degli iscritti al 1° anno negli anni immediatamente precedenti:



– Iscritti al 1° anno per tipologia di scuola nella Secondaria di II° grado statale, variazione percentuale rispetto all’a.s. precedente - A.S. 2003/2004 - 2006/200712




L’Istruzione Artistica è il solo settore che nel quinquennio preso in esame riporta dati relativi alle iscrizioni al primo anno costantemente negativi, anche in quegli anni in cui il dato complessivo era in aumento. Perché?

–Iscritti al 1° anno di corso per tipo di scuola, Scuola secondaria di II grado A.A. S.S. 2002/03 – 2007/08


Un’ipotesi ragionevole è che il grave clima di incertezza, generato negli ultimi anni dai responsabili della politica scolastica del nostro Paese sul destino dell’Istruzione Artistica (in particolare degli Istituti d’Arte) abbia comportato nell’utenza una naturale diffidenza “preventiva” verso un settore dato più volte per morituro. D’altra parte non poteva che essere letto in questo modo il “de profundis” recitato dall’allora Ministro della Pubblica Istruzione L. Moratti (in carica nel precedente Governo Berlusconi) quando più volte aveva ventilato la regionalizzazione degli Istituti d’Arte o di una parte significativa di essi.
Il risultato di questa politica dissennata è stato un costante “dimagramento” del Settore Artistico. Secondo dati riferiti all’anno 2008/09 nella Scuola Media Superiore la popolazione scolastica si è così ripartita13
:

33,6% Istituti Tecnici
23,1% Licei Scientifici
21% Istituti Professionali
10,8% Licei Classici
7,8% Scuole e Istituti Magistrali
3,6% Istituti d’Arte e Licei Artistici


Questi dati, da soli, segnalano quale sia oggi il livello di precarietà dell’Istruzione Artistica, immiserita ulteriormente in questi due anni in termini di popolazione scolastica frequentante questo indirizzo di studi, al punto da apparire residuale.
La marginalità del bacino di utenza, la scarsa attenzione prestata, non solo dai media, alle problematiche dell’Istruzione Artistica, l’indubbia complessità interna di questo settore, possono oggi diventare un alibi, un “costo accettabile” per “tirare una riga” su questa realtà o su parti sostanziali di essa, che difficilmente possono essere riconducibili a schemi rigidi e semplicistici, come quelli contenuti nell’ipotesi di “riforma” avanzata da questo Governo.
È comunque indubbio come questa realtà complessa rappresenti una sfida anche per ogni ipotesi autenticamente riformatrice. È quindi bene fare il punto sul quadro attuale, alla ricerca di quali possano essere gli aspetti da salvaguardare, quali i difetti da correggere, al fine di traghettare le esperienze maturate nell’intero settore in un Liceo delle Arti che sappia aprirsi alle sfide future.


8 Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Studi e programmazione – Ufficio II – Servizi Statistico I - I percorsi formativi della scuola secondaria di secondo grado statale tra corsi di ordinamento, sperimentazioni e autonomia. - Marzo 2007.
9 È possibile che tali dati contengano lievi “sbavature” tanto che nei dati statistici posteriori, pubblicati sempre dal MIUR per l’anno di riferimento si parla di 159 ISA e di 101 LAS.:Vedi

http://oc4jesedati.pubblica.istruzione.it/Sgcnss/builder.do

10 http://www.pubblica.istruzione.it/news/2008/allegati/libro_la_scuola_in_cifre_2007.pdf
11 http://www.pubblica.istruzione.it/mpi/pubblicazioni/2008/allegati/notiziario_0708_new.pdf
12 Va precisato che le variazioni percentuali in un settore di “nicchia” come l’Istruzione Artistica risultano più sensibili a fluttuazioni in assoluto contenute, rispetto ad indirizzi di maggiori dimensioni.
13 Da: Il Sole24Ore, A. Casalegno, del 14/1/2009, pag. 13.

6. Prima della Gelmini il nulla?

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Abbiamo assistito in questi mesi a campagne pubblicitarie tese a contrabbandare le iniziative messe in campo nell’Istruzione Pubblica dal duo Tremonti-Gelmini come titaniche imprese per rimettere ordine al caos quasi secolare in cui sarebbe precipitata progressivamente la Scuola Pubblica italiana: l’unica riforma, degna da ricordare, sarebbe a questo punto quella del Ministro Giovanni Gentile. Ora è pur vero che viviamo in un clima di revisionismo storico a tutto campo, è pur vero che la Scuola Pubblica soffre di molti mali, in primis per l’abbandono in cui è stata lasciata dai tanti, troppi, Governi che si sono succeduti ma se i riferimenti culturali o i modelli ispiratori dell’attuale Ministro sono questi c’è davvero da rabbrividire.
In realtà negare “in toto” il valore dell’attuale Sistema Formativo serve a delegittimare l’esistente, in modo da tacciare di conservatorismo chiunque, anche timidamente, tenti un approccio diverso. Tutto questo per fare tabula rasa dell’esistente e poter imporre un nuovo modello “leggero” e “compassionevole” di Scuola Pubblica, che permetta non tanto un’auspicabile efficienza ed efficacia dell’intero sistema, quanto consentire la riduzione banale e brutale della Spesa Pubblica, obiettivo primario dell’attuale maggioranza.
Ma le cose non stanno, per fortuna, così. In questi decenni abbiamo assistito, accanto ai guasti, alle molte iniziative messe in campo per sopperire alla lentezza nell’innovazione e nella modernizzazione dei curricoli e dei programmi, a volte per felici intuizioni di qualche politico “illuminato”, molto più spesso per l’impegno dei tanti che nella scuola lavorano con passione e intelligenza,. Nella Secondaria Superiore, che è quella che più ha risentito dell’immobilismo delle politiche scolastiche, numerosissime iniziative di sperimentazione sono state avviate da decenni, a partire dalla realtà delle singole scuole. Altre sperimentazioni, cosiddette “assistite” sono state inoltre promosse dalle varie strutture del Ministero della Pubblica Istruzione, trovando una notevole disponibilità a livello delle istituzioni scolastiche del territorio. In particolare si vuole qui prendere in esame quelle sperimentazioni assistite, promosse dal Ministero che hanno coinvolto, a vario titolo, l’Istruzione Artistica. Questa scelta, sicuramente riduttiva rispetto al panorama più generale della Sperimentazione nell’Istruzione Artistica, è dettata dall’esigenza di individuare, se esistono, modelli di riforma già in itinere che, per scala di applicazione, per durata, per le verifiche a cui sono stati regolarmente sottoposti in questi anni, permettano di cogliere spunti per percorsi di riforma aderenti alla realtà, rodati dall’esperienza, evitando di rincorrere le chimere dei novelli Nerone che “vorrebbero distruggere Roma per farla rinascere più bella e più grande di prima”14.


6.1 Le sperimentazioni assistite nell’Istruzione Artistica
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Come ben documentato nell’intervento di Valerio Vivian16, docente di Storia dell’Arte presso l’ISA di Venezia, al Convegno “Quale futuro per l’istruzione artistica?” svoltosi 11/12/2008 a Venezia presso il locale Istituto d’Arte, la storia degli Istituti d’arte e dei Licei Artistici è lunga e affonda le sue radici, almeno per gli ISA, ben prima del Regio Decreto del 1923, legato al nome del filosofo Giovanni Gentile. I limiti del loro impianto vengono comunque messi in luce dalle contestazioni sul finire degli anni ’60. Il 1969 segna una svolta anche per questo comparto con la liberalizzazione degli accessi all’Università e l’introduzione del quinto anno integrativo per il Liceo Artistico. Per gli Istituti d’Arte, a partire dal 197017 l’inserimento di un biennio sperimentale, successivo al triennio di base, introduce anche per gli ISA un ciclo quinquennale, con la possibilità per i diplomati di un libero accesso alle facoltà universitarie.
Si trattava in ogni caso di due iniziative tampone, prive della organicità necessaria per un reale ammodernamento complessivo dei curricoli.
In ogni caso, nel 1974, l’approvazione del D.P.R. 31/05/74, n. 419 ha fornito importanti strumenti “suppletivi” di rinnovamento della scuola italiana e dell’Istruzione Artistica nello specifico. Esso è infatti dedicato alla sperimentazione: l’art. 3 ha aperto la strada alle sperimentazioni di ordinamento, mentre l’art.2 ha consentito le sperimentazioni metodologico-didattiche. In assenza di interventi legislativi, la sperimentazione autonoma, proposta ed elaborata direttamente dalle singole istituzioni scolastiche, è stata per circa un ventennio il solo strumento per veicolare all’interno dell’ Istruzione Artistica tutti gli interventi innovativi necessari sia per migliorare l’offerta formativa in relazione alle nuove esigenze provenienti dalla realtà sociale e produttiva, sia per dare organicità e senso compiuto al percorso quinquennale.
Per tutto questo periodo brilla per assenza di iniziative proprie l’Ispettorato all’Istruzione Artistica che solo nel 1988 è in grado di presentare un proprio progetto assistito, il Progetto Leonardo, limitato tuttavia ai soli Licei Artistici, a quasi vent’anni dall’introduzione dell’anno integrativo. Più che un progetto di sperimentazione, che dovrebbe per definizione prefigurare percorsi nuovi, testandone limiti e potenzialità, andrebbe definito come un atto notarile di riordino di una situazione de facto ormai consolidata, in cui l’ordanimentale non è più in grado di far fronte alla sfida della liberalizzazione degli accessi universitari.

14 I dati utilizzati nel paragrafo seguente e riferiti alle singole strutture scolastiche, afferenti direttamente all’Istruzione Artistica e coinvolte a vario titolo in sperimentazioni, sono stati tratti dal sito del Ministero della Pubblica Istruzione, più precisamente:
per gli ISA-
per i LAS -
http://www.pubblica.istruzione.it/scuola_e_famiglia/licartspe.shtml
Si tratta di dati da prendere con le pinze, perché non perfettamente aggiornati ma che rappresentano in ogni caso un buon colpo d’occhio sulle sperimentazioni nell’Istruzione Artistica. Dati più certi si potranno ottenere incrociandoli con altre fonti, quali i POF delle singole istituzioni scolastiche.
15 Per i Progetti Assistiti Leonardo, Brocca e Michelangelo le informazioni riportate in questo paragrafo sono tratte dal sito ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, nella sezione destinata all’informazione rivolta alle famiglie:
http://www.pubblica.istruzione.it/scuola_e_famiglia/artistica.shtml.
Per il progetto “Curricoli dell’Autonomia” il materiale è tratto da:
http://www.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/progetti/default.htm
Dove necessario i passi dei testi ufficiali sono evidenziati in corsivo.
16 Pubblicato in: http://www.cesp-pd.it/doc0809/CESP111208_VE_VIVIAN.doc
17 Legge 14 Settembre 1970, n. 692 Articolo 1
“…Sempre ai fini di sperimentazione, con effetto dall’anno scolastico 1970-71 e sino alla riforma dell’istruzione artistica nel quadro dell’Istruzione Secondaria Superiore, saranno istituiti presso gli Istituti Statali d’Arte che ne facciano richiesta, con Decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione previo parere di una Commissione di esperti nominata e presieduta dal Ministro stesso, corsi biennali che estendano la durata degli studi a cinque anni e consentano ai giovani una formazione culturale ed artistica di livello di scuola secondaria di secondo grado quinquennale...”

PROGETTO LEONARDO

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Il liceo che viene prefigurato nel progetto è quello di un "liceo artistico sperimentale come scuola di formazione critica nel campo dell'espressione figurativa". È stato strutturato in biennio iniziale comune e un triennio successivo, con quattro distinti indirizzi:

- Architettura e design
- Grafico-visivo
- Figurativo

- Catalogazione e conservazione dei beni culturali

Nel biennio, con un orari settimanale di 40 ore, sono presenti solamente discipline dell’area di base (pari al 55% del monte ore settimanale) e discipline caratterizzanti il ciclo di studi (corrispondenti al 45%), per un totale di 40 ore.
Nel triennio, con un orario settimanale di 38 ore, le discipline dell’area di base rappresentano all’incirca il 52,6%, quelle caratterizzanti si attestano al 21% al terzo e quarto anno, scendendo al 15,8% nell’anno conclusivo; le discipline di indirizzo coprono il restante del monte ore settimanale per un 26,3% al terzo e quarto anno, arrivando al 31,6% al quinto.
Rispetto alla situazione preesistente il progetto registra una consistente riduzione del monte ore complessivo su base settimanale, spalmato tuttavia su un quinquennio anziché sul solo quadriennio e propone un'accentuazione dell'interesse per le tematiche teorico-culturali sia mediante l'introduzione di nuove discipline, sia mediante il potenziamento di quelle esistenti.

PROGETTO BROCCA

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Il Progetto di sperimentazione "Brocca" ha tracciato un modello culturale che ha il suo ambito formativo in un nuovo istituto denominato "Liceo d'Arte", il cui piano di studi, omogeneo all'impianto generale "Brocca", mira ad assicurare un adeguato e comune livello di cultura unitamente ad una caratterizzazione di indirizzo.
Esso si fonda su una base comune a tutti gli indirizzi di produzione, conservazione di manufatti e artefatti comunicativi, espressivi e d'uso, si articola in ideazione-produzione di oggetti e ideazione-produzione di immagini che contraddistinguono, rispettivamente, gli indirizzi in cui è suddiviso.Sulla base di questo progetto i Licei d'Arte, a durata quinquennale, sono strutturati in un biennio comune e in un triennio articolato in tre indirizzi.
- Arti e comunicazione visiva
- Arti compositive e progettazione
- Beni culturali e conservazione
L’orario settimanale è rispettivamente di 34 ore nel biennio e 38 ore nel triennio conclusivo. In tutti e tre gli indirizzi più sopra indicati il Progetto Brocca prevede espressamente l’attivazione - da 60 a 120 ore/anno – del "laboratorio polifunzionale", inteso come "spazio ideale" in cui si sperimentano tecniche, procedimenti, esperienze di progetto, utilizzando i laboratori fisicamente costituiti e presenti nella scuola, nonché quelli individuati e individuabili sul territorio presso scuole, enti, istituzioni pubbliche e private.

PROGETTO MICHELANGELO

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E' stato organizzato in modo da essere fruibile sia dagli Istituti d'Arte che dai Licei Artistici. Esso prevede un percorso quinquennale, strutturato in un biennio orientativo seguito da un triennio di indirizzo.Le discipline previste dal piano di studi si collocano entro tre aree: un'area di base, un'area caratterizzante e un'area di indirizzo.
Le discipline delle prime due aree concorrono alla formazione di un patrimonio culturale comune, mentre le discipline dell'area di indirizzo connotano le varie specificità artistico-professionali, anche in relazione alle esigenze locali.
Il progetto prevede tre aree di studi artistici, cui vanno aggiunti tredici18
indirizzi speciali.Indirizzi:
- Area compositiva
pittura e decorazione pittorica - scultura e decorazione plastica - architettura e arredo - disegno industriale - moda e costume -

- Area della comunicazione visiva
grafica - immagine fotografica, filmica e televisiva

- Area dei beni culturali
rilievo e catalogazione

Indirizzi speciali
Arte e restauro dell'alabastro - del mosaico - del corallo - del vetro - del libro -del tessuto e del ricamo – del mobile - della ceramica - dei metalli - dell'oro e dei metalli preziosi - delle opere lapidee - delle opere pittoriche - delle opere lignee.

18 Nel testo originale della pagina sono dodici

PROGETTO AUTONOMIA

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Progetto autonomia19

Il Progetto Autonomia, inizialmente denominato per l’Istruzione Artistica come Progetto Riordino dei Cicli è la filiazione diretta di un progetto assistito più generale, "Curricoli dell'autonomia", avviato a partire dal luglio 1997, in base all’art. 21 della legge 15.03.1997, n. 59 che ha attribuito autonomia alle istituzioni scolastiche. Tale sperimentazione, promossa da tutte le Direzioni generali del Ministero della Pubblica Istruzione (Istruzione Classica, Scientifica e Magistrale, Istruzione Professionale e Istruzione Tecnica) e dall’Ispettorato all’Istruzione Artistica è stata sperimentata sul territorio nazionale20
in 166 scuole secondarie superiori di ogni ordine, distribuite nelle varie aree geografiche del paese. Di queste sole cinque sono scuole di ordine artistico21 “cooptate” dal Ministero, secondo i ben noti canoni di trasparenza vigenti nell’Ispettorato all’Istruzione Artistica: L.A.S. di Reggio Calabria, I.S.A. di Perugia, I.S.A. di Pisa, I.S.A. di Rovereto, ISA di Urbino.
Nel 2000 la sperimentazione è stata rinnovata e allargata nella sua applicazione e nell’offerta formativa all’intero ciclo quinquennale .
Questa sperimentazione, si è caratterizzata per il tentativo, pregevole, di creare tre aree:
- Area di equivalenza - una vasta area comune ai vari ordini di scuole superiori, di circa il 60% dell'orario che, con varie sfumature è comune alle varie tipologie scolastiche, in modo da favorire i passaggi tra i vari percorsi formativi
- Area di indirizzo – in cui far confluire, nell’Istruzione Artistica, le discipline caratterizzanti questo ciclo di studi - discipline pittoriche, plastiche, geometriche, progettazione e quelle di arte applicata con le loro ricerche e verifiche. Più in particolare L’area di indirizzo prevede 7 ambiti, di cui uno si articola in 9 indirizzi che ricalcano, aggregandole, le specializzazioni presenti negli istituti d’arte e riproposte nel Progetto Michelangelo, anche tra gli indirizzi speciali:
- Pittura e decorazione pittorica
- Scultura e decorazione plastica
- Comunicazione visiva, audiovisiva e multimediale
- Rilievo e catalogazione dei Beni culturali
- Discipline dello spettacolo e interazione dei linguaggi espressivi
- Architettura, arredo e design dello spazio
- Design del prodotto (articolato in nove indirizzi):
Arti dell’illustrazione e del disegno animato
- Arti del tessuto
- Arti della moda e del costume
- Arti del vetro
- Arti, tecnologia e restauro della ceramica
- Arti della fotografia e della grafica pubblicitaria
- Arti della grafica e dell’incisione
- Arti della stampa e del restauro del libro
- Arti dei metalli, dell’oreficeria, delle pietre dure, delle gemme e del corallo
- Area di integrazione - progettata dai consigli di classe e dal collegio dei docenti per far fronte alle esigenze specifiche (in questo caso dell'istruzione artistica) e finalizzata allo svolgimento di iniziative ad integrazione delle attività didattiche
Un altro aspetto innovativo del Progetto è il computo degli spazi orari disciplinari su base annuale, anziché settimanale e la flessibilità dell’impianto per la presenza di una quota di variabilità reciproca fra le discipline, entro il limite massimo del 15% del monte ore annuale assegnato a ciascuna disciplina, variabilità stabilita in sede di progettazione dalle singole istituzioni scolastiche.
È previsto in ogni caso dal progetto un tetto massimo settimanale delle lezioni che per l'Istruzione Artistica è stato stabilito in 34 ore22
. Tale tetto, si badi, non significa affatto la presenza di 34 moduli orari, poiché le dimensioni temporali dei moduli è demandata alla progettualità delle singole istituzioni scolastiche.
Per meglio comprendere le potenzialità e l’attualità di questa sperimentazione assistita, anche rispetto alle ipotesi circolate in questi mesi, si riportano i piani orari di due delle scuole ad indirizzo artistico che l’hanno adottata, il L.A.S. di Reggio Calabria e l’I.S.A. di Urbino.

19 http://www.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/progetti/default.htm
20 In Allegato si riporta, per maggiore conoscenza, il testo che ha tracciato l’ipotesi di sperimentazione per il biennio iniziale.
21 Per un opportuno confronto si segnala come negli altri indirizzi di studi il Progetto abbia coinvolto 22 scuole dell'ordine Classico scientifico e magistrale, 75 scuole dell'ordine Tecnico, 64 scuole dell'ordine Professionale.
22Per l'istruzione classica-scientifica-magistrale è fissato a 30 ore, portato a 33 ore per l'istruzione tecnica, 34 ore per l'istruzione professionale.

L.A.S. REGGIO CALABRIA: Materie e quadro orario per Orientamento Plastico-Visivo

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ISA URBINO: Sperimentazione dell'Autonomia

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6.2 Un confronto del peso dei curricoli nelle sperimentazioni assistite dell’Istruzione Artistica con i propri indirizzi ordinamentali e con quelli degli altri ordini di scuola

Nell’Istruzione Artistica volendo effettuare innanzitutto un confronto serio tra gli impianti curricolari degli indirizzi sperimentali e quelli ordinamentali si deve prima di tutto aver chiaro il punto di partenza: quali sono, di fatto, gli indirizzi ordinamentali dei Licei Artistici e degli Istituti d’Arte a cui far riferimento? Sembrerebbe una domanda oziosa ma non lo è. In altri termini: per il Liceo Artistico ci si deve riferire al vecchio corso quadriennale? E per gli Istituti d’Arte il punto di partenza è il corso triennale di Maestro d’Arte? Suvvia, occorre almeno un po’ di decenza, anche per argomentare le ragioni di bassa macelleria che sottendono le manovre di questo Governo sulla Scuola Pubblica. Scrive l’ignoto estensore della Relazione Illustrativa dello Schema di Regolamento recante norme concernenti il riordino dei licei, ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133: “.. le sperimentazioni, quali che siano, hanno comportato l’incremento medio di 5-6 ore degli orari settimanali di insegnamento nei licei classico, scientifico e linguistico. Non fa eccezione il liceo artistico, cui le sperimentazioni assegnano uno sviluppo quinquennale per un importo orario annuale di 40 ore circa”. Emerge in questa affermazione il dolore dello strenuo difensore del contenimento della spesa pubblica, costi quel che costi, anche a scapito dell’intelligenza. È del tutto evidente che riferirsi al vecchio ordinamento quadriennale del Liceo Artistico per affermare che le sperimentazioni assistite (dal Ministero) nell’Istruzione Artistica hanno comportato tout court un incremento di ore (e di spesa) è far riferimento a un modello pregresso morto e sepolto, se non dalla Storia almeno dalla liberalizzazione agli accessi universitari, conquista civilissima della fine degli anni sessanta. Ma per sostenere la sua incauta affermazione il documento è costretto a tacere sui curricoli che dovrebbero essere presi a riferimento per gli Istituti d’Arte, ben sapendo l’insostenibilità della sua tesi, poiché i corsi quinquennali ordinamentali di questo ciclo di studi sono impostati su trentanove ore settimanali e argomentare l’esplosione delle ore sulla base del corso triennale è del tutto indifendibile, anche agli occhi di un ignaro profano .
Orbene, nell’Istruzione Artistica, tutti i progetti assistiti che si sono succeduti dopo il Leonardo (che, ripetiamolo, ha solo messo ordine a posteriori nei Licei Artistici, con il superamento del quadriennio con l’aggiunta dell’anno integrativo) hanno un impianto orario assolutamente in linea con la situazione preesistente, quando non abbiano previsto, nei fatti, una lieve contrazione 23.

Perchè questa continuità nella dimensione oraria dei curricoli dei progetti assistiti nell’Istruzione Artistica, che risultano sicuramente più corposi degli altri indirizzi, come quelli liceali?
La risposta è semplice: il processo del fare arte è lungo e complicato, non è un puro conato ideativo, come può ancora pensare qualcuno, è viceversa un percorso che richiede certamente creatività ma nel contempo stimoli pluridisciplinari, conoscenza di linguaggi complessi, tecniche, manualità.
Da questo punto di vista gli Istituti d’Arte e i Licei Artistici, hanno da tempo acquisito una comune identità, anticipando nei fatti il “ Liceo delle Arti” uniformando i loro ambiti di ricerca con strette analogie di lavoro, sia sul piano metodologico che su quello dei contenuti.
Scrivevano in un bel documento del 2002 24, che meriterebbe una rivisitazione, un cospicuo gruppo di Dirigenti Scolastici coordinati da un Ispettore Ministeriale 25:

“Negli istituti si è mirato a ricondurre l’arte applicata nell’alveo dell’arte tout court, anche con la chiara volontà di contrapporsi a quel luogo comune che tende – ancora oggi - a classificare gerarchicamente l’attività creativa, relegando l’oggetto d’uso all’ultimo gradino della scala e persino a metterne in discussione la sua validità estetica.
Nel contempo, nei licei si è sviluppata un’ampia attività di laboratorio inteso non come il luogo dell’addestramento e della pura esecutività, ma come uno spazio fisico e mentale in cui nascono, si affinano, si verificano le idee, lo spazio della formazione operativa e critica, all’interno di un metodo di apprendimento attivo che ha rappresentato e continua a rappresentare il riferimento di pensiero cui ogni azione didattica quotidiana viene ricondotta.
…Si è affermato un nuovo modo di intendere e di praticare la manualità: modalità cognitiva in cui mano e cervello assumono pari dignità, che consente la ricomposizione del nesso teoria-prassi in positiva tensione progettuale e creativa.
Di conseguenza, per progetto si è inteso un modo di intervenire nella realtà, un modo personale, critico, sintetico, espressivo, inventivo, innovatore di affrontare la complessità; progetto come prodotto, cioè come fase terminale di un percorso di ideazione che si realizza attraverso l’utilizzo programmatico di strumenti esecutivi e che si fonda sulla conoscenza profonda dei materiali e delle tecniche.”

Tutto questo richiede tempi, ambiti disciplinari, spazi, attrezzature, materiali che la scuola è chiamata a garantire, né si può ragionevolmente pensare di delegare anche parte di questo processo all’impegno individuale degli allievi in abito domestico. Questa è la ragione di fondo per cui in tutti i curricoli dei progetti assistiti ma anche, si deve riconoscere, nelle disposizioni legislative messe in campo dall’ex Ministro alla Pubblica Istruzione L. Moratti e perfino nelle attuali ipotesi governative l’Istruzione Artistica ha avuto riconosciuti impianti curricolari di dimensioni complessive superiori a quelli assegnati ad altri percorsi formativi.
Il punto però è un altro: se i curricoli degli attuali progetti assistiti, in particolare quelli legati all’Autonomia, così come sono stati “interpretati” dalle scuole che li hanno adottati, sono adeguati a garantire il percorso formativo indicato più sopra, lo sono anche quelli che dovranno essere posti in essere a partire dal 2010/2011?

23 Il perché di questa “benevola” affermazione sarà argomentato nel paragrafo successivo.
24
http://www.unams.it/Secondarie/Convegni/Archivio_convegni/Forum_18-1-02-testo.html
25 Letterio Vitale, Ispettore coordinatore, Antonella Barbarossa, Conservatorio Vibo Valentia, Danilo Borghi, Dirigente I.S.A. Massa, Lionello Cammarota, Conservatorio Roma, Benito Carletti, Dirigente scolastico I.S.A. San Sepolcro (Arezzo), Bernardo Carli, Dirigente scolastico L.A.S. Piacenza, Silvio Cattani, Dirigente I.S.A. Rovereto (Trento), Pasquale Covella, Dirigente scolastico I.S.A. Corato (Bari), Mariagrazia Dardanelli, Dirigente scolastico I.S.A. Roma 2
Antonio De Ruosi, Dirigente I.S.A. Udine, Rolando Giovannini, Dirigente I.S.A. Faenza, Ilario Luperini, Dirigente scolastico I.S.A. Pisa, Giovan Battista Maderna, Dirigente L.A.S. Milano, Rolando Meconi, Dirigente scolastico L.A.S. "M. Mafai" Roma, Lino Miccichè, Presidente Scuola Nazionale del Cinema, Annibale Rebaudengo, Conservatorio Milano, Vittorio Servadei, Dirigente I.S.A. Forlì, Leonardo Taschera, Conservatorio Milano, Claudia Termini, Conservatorio Parma, Fausta Tocchio, Dirigente scolastico I.S.A. Imperia, Emore Valdessalici, Dirigente scolastico I.S.A. Parma, Andrea Volo, Docente Accademia Belle Arti di Frosinone, M. Concettina Zucchellini, Conservatorio La Spezia.

7. Esiste oggi per l’Istruzione Artistica un progetto di riforma degno di questo nome?

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A questa domanda non si può che rispondere negativamente. La sola novità positiva, importante, che va riconosciuta all’ipotesi della Gelmini è la scelta di inserire nel nuovo liceo artistico sia gli attuali Licei Artistici che gli Istituti d’Arte, con tutti i loro indirizzi. Dopo anni di tentennamenti, di incertezze sul destino di questi Istituti, pare finalmente che almeno questa questione abbia trovato una soluzione definitiva.
Per il resto la cosiddetta riforma Gelmini è la fotocopia, un po’ sbiadita, sforbiciata, della riforma messa in campo a suo tempo dall’allora Ministro L. Moratti che tante proteste aveva suscitato, al punto che il successivo Ministro ne aveva decretato la sua sospensione, in attesa di una sua rivisitazione. Con il cambio di maggioranza politica la riforma “Moratti” è stata rapidamente ripresa, peggiorandola: non dobbiamo sottacere che nel passaggio Moratti-Gelmini il piano orario settimanale per il costituendo liceo artistico passa dalle iniziali 36/38 ore settimanali, previste nella riforma Moratti, alle 34/35 ore
26
.
Ciò a dell’incredibile poiché, come recita la relazione illustrativa allo schema di regolamento (frutto quanto meno nello spirito del duo Gelmini-Tremonti), ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, la “riforma Gelmini” dovrebbe mirare a razionalizzare i percorsi scolastici vigenti; tuttavia l’occasione era troppo ghiotta e si è pensato bene di approfittare del momento anche per decurtare ulteriormente i curricoli del decreto legislativo 226/2005 (riforma Moratti) i cui ordinamenti, come si è costretti a riconoscere nella stessa relazione illustrativa, di fatto non sono stati sperimentati né, tanto meno, sono entrati in vigore. Ora come si possano razionalizzare degli ordinamenti mai concretizzatisi né testati sul campo è un mistero: o la giovane Gelmini vuole affermare che la “riforma Moratti” frutto per altro del precedente governo Berlusconi, era un’evidente accozzaglia di sperperi e di inefficienze? Ancora una volta l’apprendista stregone, nella foga di compiacere al re, dà dell’imbecille al re.
Tuttavia i tagli complessivi previsti dei curricoli27
non sono i soli limiti di questa pseudo-riforma: la Gelmini è riuscita nel duplice intento di erodere i curricoli della “riforma Moratti” e di travasare piè pari nel “suo” progetto i molti e gravi limiti del decreto legislativo 17 Ottobre 2005 n.226, già a suo tempo denunciati dal mondo della scuola.

26 Dati riferiti al biennio/triennio.

8.I limiti della Riforma Moratti travasati nell’ipotesi “Gelmini”

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8.1 La definizione del sistema dei licei

La prima questione che va posta in evidenza, nell’analisi della bozza di D.P.R. che recita: Schema di regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 1328
, riguarda il comma sesto dell’articolo 2, in cui si definisce il sistema dei licei, che dovrebbe comprendere i licei artistico, classico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico e delle scienze umane. Il mantenimento della separazione del liceo artistico dal liceo musicale e coreutico ripropone una vecchia querelle a cui il Ministero in questi anni non ha saputo dare una soluzione convincente. Nel documento già citato in precedenza nel paragrafo 6.2 si sottolineava l’opportunità della creazione di un’area artistica tout court, senza artificiose separazioni:
L’opportunità di collocare l’indirizzo musicale all'interno dell’istruzione artistica trova solide ragioni in tre sostanziali aspetti del problema che si collocano in ambiti diversi:
- Una considerazione di ordine storico, che vede, in particolare per il periodo che intercorre dai primi del ‘900 ai giorni nostri, momenti di stretto rapporto tra gli "artisti delle arti visive" ed i musicisti.
- La presenza sempre più costante di prodotti "culturali" e di occasioni per la stessa produzione nei quali la "parola", il "suono" e "l’immagine" costituiscono gli ingredienti di una comunicazione articolata e complessa, talvolta, di alto valore artistico. Valga a tal fine ricordare come il Cinema, la Televisione o la Multimedialità si propongano come occasioni di incontro tra i diversi linguaggi che interagiscono in rapporto di collaborazione stretta, dando luogo ad operazioni culturali che si collocano come assolute e rivoluzionarie innovazioni al pari di quanto accaduto a partire dall’inizio del XVII secolo.
- La necessità di offrire, nello spirito della riforma, percorsi formativi che, oltre a detenere valori di eccellenza, si propongano come opportunità di alta flessibilità. A tale proposito la forte afferenza delle discipline musicali a quelle dello spettacolo, al cinema, alla televisione, alla produzione multimediale, alla promozione, valorizzazione e tutela dei beni culturali, impone la necessità che gli studi musicali possano orientarsi verso molteplici sbocchi, non individuati necessariamente in quelli tradizionalmente e limitatamente riservati all'attuale assetto delle Scuole di musica e dei Conservatori.

Ancora una volta queste ragionevoli considerazioni non hanno trovato un’attenzione adeguata in sede di riforma.


8.2 Gli indirizzi del nuovo liceo artistico

Il comma settimo dell’art. 2 della bozza di D.P.R. definisce gli indirizzi previsti nel nuovo liceo artistico, riprendendoli dal decreto legislativo n. 226 del 2005:

Il percorso del liceo artistico si articola, a partire dal secondo biennio, nei seguenti indirizzi:
a) arti figurative;
b) architettura, design, ambiente;
c) audiovisivo, multimedia, scenografia

Ancora una volta manca, anche in questa ipotesi di nuovo liceo artistico, un indirizzo fondamentale, riferito all’area dei Beni culturali e alla conservazione, indirizzo che noi crediamo di fondamentale importanza per il nostro Paese. A questo proposito non si trattava di inventare ex novo un indirizzo: era sufficiente scorrere i progetti di sperimentazione assistita per osservare come tutti, indistintamente, prevedessero al loro interno un percorso riferibile a questa area. Non aver inserito in un progetto di riforma un indirizzo di questo tipo conferma sia la superficialità impressionante con cui sono state trattate le sperimentazioni assistite dell’Istruzione Artistica, sia l’insipienza di chi dovrebbe dare pregnanza e prospettive a una manualità colta, basata anche su tecniche e saperi antichi, punto di partenza per un percorso formativo destinato a operatori della tutela, conservazione e restauro dei beni culturali, percorso che certamente non può esaurirsi in un ciclo secondario superiore ma che da questo trae linfa e competenze di base.

C’è da segnalare che, almeno in un punto, i gravi limiti e le lacune del decreto legislativo 2005/226 nella definizione degli indirizzi dell’Istruzione Artistica sono stati corretti, sia pure in maniera parziale, se non insoddisfacente.
Nella bozza di D.P.R. all’articolo 6, comma primo, il secondo indirizzo architettura, design, ambiente viene ora almeno suddiviso in due sezioni:
- Sezione Architettura e Ambiente
- Sezione Design
Questa divisione era assolutamente indispensabile per correggere gli schematismi insostenibili del decreto legislativo 2005/226, che rifletteva inadeguatezza di quell’impianto nell’accogliere tutti i comparti dell’Istruzione Artistica, in primis la realtà complessa degli Istituti d’Arte. Nella sostanza il semplicismo del decreto legislativo 2005/226 nella parte riferita al nuovo liceo artistico rifletteva la volontà, inespressa, del legislatore di abbandonare gli Istituti d’arte (o di una parte importante di essi) al loro destino.
Ma anche aver suddiviso l’indirizzo architettura, design, ambiente in due sezioni (Architettura e ambiente, Design) non è da ritenersi un passo ancora sufficiente perché quando si parla di design si fa riferimento in realtà ad una macroarea in cui, accanto a metodologie comuni nella progettazione di oggetti destinati alla produzione industriale o artigianale, coesistono problematiche e soluzioni tra loro diversissime.
È del tutto evidente come sia certamente opportuno, dove possibile, compattare indirizzi tra loro simili ma questo deve riflettere una logica di razionalizzazione che non va confusa con la manovra all’ammasso dell’Allegato B della bozza di D.P.R. in cui si prevedono di unificare all’interno di un’unica sezione ben ventisei tra sezioni ordinamentali e progetti assistiti, più un numero imprecisato di sperimentazioni autonome 29. Erano possibili altre soluzioni? Noi pensiamo di sì. Sarebbe quindi opportuno articolare la sezione del Design in ambiti più ristretti, tra loro omogenei, in cui raggruppare ad esempio Arte dell’oreficeria, Arte dei metalli e oreficeria, Arte dei metalli, Arte del corallo, Arte del metallo e oreficeria arredo chiesa, Arte e restauro dell’oro e metalli preziosi, Arte e restauro dei metalli, Arte e restauro del corallo, più le sperimentazione autonome appartenenti al medesimo filone.
Ma che c’azzecca Arte del merletto e del ricamo con quanto sopra? Non sarebbe più corretto inserire quest’ultima in un ambito omogeneo con Moda e costume, Arte del Tessuto, Arte del tessuto, Decorazione e arredo della chiesa, Arte e restauro del tessuto e del ricamo?


8.3 La seconda lingua straniera

Analizzando l’impianto del nuovo Liceo Artistico non ci si può esimere da alcune riflessioni sull’introduzione nel curricolo di una seconda lingua straniera. Come dovrebbe essere noto negli indirizzi ordinamentali degli Istituti d’Arte e dei Licei Artistici esisteva sul versante delle lingue straniere una carenza insopportabile. C’è da precisare che sia i progetti di sperimentazione assistita che i P.O.F. delle singole istituzioni scolastiche avevano già da tempo sopperito a questa lacuna con iniziative proprie introducendo, di fatto, lo studio della lingua inglese, vuoi nell’ambito curricolare, vuoi nell’area facoltativa. Ora questa carenza viene finalmente colmata in maniera organica ma le scelte di “contorno”, legate all’introduzione obbligatoria di una seconda lingua straniera, rischiano di annullare l’indubbio beneficio, con danni “collaterali” sulle restanti parti dell’impianto curricolare. Non si può sottacere che un maggiore equilibrio si sia manifestato nella stesura dei curricoli del liceo classico e del liceo scientifico. Se per il liceo classico già il decreto legislativo n.226/2005 aveva escluso la seconda lingua straniera, ora anche il piano orario previsto per il liceo scientifico si orienta in questa direzione (in considerazione della necessità di riservare allo studio del latino lo spazio orario indispensabile per apprendere la grammatica della lingua). Ora, delle due l’una: o il latino è una lingua viva spendibile ad esempio in ambito comunitario oppure il suo mantenimento è stato dettato per le indubbie connotazioni formative della disciplina. Ma se così è, medesima attenzione e prudenza non dovevano essere dedicate anche nei confronti delle discipline tradizionalmente presenti nell’indirizzo artistico? O si pensa che quest’ultime afferiscano ad ambiti culturali di rango inferiore al latino? In realtà l’introduzione della seconda lingua straniera, in astratto un’iniziativa positiva, comporterebbe una inevitabile compressione sia delle discipline caratterizzanti e di indirizzo che già faticano a trovare una loro collocazione oraria dignitosa e funzionale, sia delle discipline di area scientifica e tecnologica che di fatto risulta indebolita se non inadeguata, specie nel biennio iniziale. È quindi improponibile una sua collocazione in un curricolo già complessivamente mortificato, per precisa scelta ministeriale.


8.4 La presenza delle discipline scientifiche nel biennio e nel curricolo

Gli estensori del curricolo del Liceo Artistico sembrano aver trascurato alcuni “dettagli” non del tutto insignificanti, specie nell’individuazione delle discipline da inserire nei primi due anni del corso di studi. Innanzitutto va ricordato che il biennio propedeutico rientra oggi nell’obbligo scolastico e che per alcuni allievi esso potrà anche rappresentare la conclusione del ciclo di studi. È quindi indispensabile che in questa fase siano presenti discipline che sviluppino e affinino competenze indispensabili alla crescita e alla maturazione dell’individuo. Anche le discipline scientifiche assolvono da questo punto di vista un ruolo importante: si pensi al loro possibile contributo nell’educazione all’ambiente, a una adeguata sensibilizzazione verso le problematiche energetiche e dei consumi responsabili e sostenibili, tutte questioni di rilevanza epocale sui quali i diritti di cittadinanza potranno liberamente esercitarsi a condizione che gli individui posseggano adeguate chiavi di lettura. Ma le scienze concorrono anche alla formazione di una forma mentale che diventa essenziale nei passaggi metodologici tipici di queste scuole, quando dall’idea iniziale si passa al progetto e da questi al prodotto.
Tutto ciò sembra essere totalmente ignorato nella designazione e nella distribuzione delle discipline scientifiche che, quando presenti30
, sono concentrate nella fase finale del ciclo quinquennale, “mimando” (e peggiorando) l’impostazione del vecchio ordinamento dell’istituto d’arte che si vorrebbe, a parole, superare. Per queste ragioni si chiede un loro spostamento nella fase iniziale del ciclo di studi, anche dare seguito concreto alle doglianze dell’attuale Ministro M. Gelmini che nell’audizione del 10 Giugno 2008 alla VII Commissione della Camera dei Deputati affermava:
Nelle comparazioni internazionali i nostri studenti risultano tra i più impreparati d’Europa. Le indagini OCSE-PISA, che misurano le competenze in ambito matematico e scientifico, la capacità di lettura e di soluzione dei problemi da parte dei quindicenni, collocano l’Italia ai livelli più bassi della classifica. Tra 57 Paesi siamo al trentatreesimo posto in lettura, al trentaseiesimo in cultura scientifica, al trentottesimo in matematica. Peggio di noi in Europa sono solo Grecia, Portogallo, Bulgaria e Romania, mentre meglio di noi Lituania e Slovenia. Negli ultimi sei anni siamo scivolati ancora più in basso.

Ora ci si chiede: l’impostazione di questo biennio e più in generale nel nuovo Liceo Artistico va nella direzione sollecitata dal Ministro? La nostra risposta è no! In realtà la politica italiana dimostra nei confronti degli standard europei e internazionali uno strabismo intermittente: ci si riferisce ad essi quando si disquisisce di efficacia/efficienza del sistema scolastico ma questi riferimenti vengono rapidissimamente abbandonati quando si deve discutere di investimenti e di retribuzioni degli insegnanti. Ma perfino in un’operazione tutto sommato priva di sostanziali connotazioni economiche come la collocazione delle discipline risente di queste improvvise amnesie. È possibile porre rimedio?



8.5 L’assenza di competenze tecnologiche nel nuovo Liceo Artistico

Un altro degli scivoloni culturalmente neo-conservatori che affiorano a sprazzi in questa riforma si coglie dalla cancellazione nei curricoli di qualsiasi spazio riservato alla tecnologia, presente nell’indirizzo ordinamentale degli Istituti d’Arte ma anche nei curricoli delle sperimentazioni assistite come il Brocca. Nel momento in cui si va alla riunificazione dei Licei Artistici e degli Istituti d’Arte si cancella una disciplina di cerniera tra l’ambito scientifico e quello del fare artistico, elemento di unificazione tra due aree apparentemente lontane. Noi riteniamo che anche questa scelta vada corretta, individuando per questa disciplina uno spazio adeguato nella parte finale del ciclo di formazione.


8.6 Le discipline audiovisive

La lettura attenta degli obiettivi specifici di apprendimento contenuti nel decreto legislativo. 226/2005 riferiti a questa disciplina fanno ritenere impropria la sua collocazione nel biennio iniziale. Gli argomenti previsti sono infatti notevolmente complessi, difficilmente affrontabili in un ciclo iniziale di studi: conseguentemente se ne chiede lo slittamento al triennio successivo.


8.7 Perché due bienni e un monoennio finale?

I nuovi licei riprendono lo sviluppo del curricolo già presentano nella “riforma Moratti” prevedendo in alternativa a un più logico biennio iniziale seguito da un triennio, uno sviluppo basato su due periodi biennali e di un anno finale conclusivo. Poiché la valutazione alla fine dei due bienni, prevista al comma 3 dell’articolo 13 del decreto legislativo n. 226/2005 è stata nel frattempo abolita che senso ha il mantenimento dei due bienni, se non è più possibile parlare di biennio valutativo? Non è questo un modo per precostituire le condizioni per l’accorciamento del ciclo della secondaria superiore a quattro anni di cui vagheggiava il Ministro qualche mese fa, dopo il suo insediamento? E conoscendo la sensibilità da sempre dimostrata nei confronti della continuità didattica, questa formale soluzione di continuità tra quarto e quinto anno come influirà sul mantenimento delle classi? Anche questo aspetto meriterebbe un’adeguata attenzione.
27 Se si prende come riferimento il curricolo de progetto assistito Michelangelo, diffuso sia nei Licei che negli Istituti d’Arte, nel biennio la riduzione del monte ore è del 15%.
28D’ora in poi bozza di D.P.R.
29 Citiamo per completezza di informazione quali dovrebbero essere i percorsi del previgente ordinamento che dovrebbero essere riunificati nella stessa sezione di design, tralasciando tutti i progetti di sperimentazione autonoma.
ISTITUTI D’ARTE - Sezioni ordinamentali: Arte del mobile, Arte della ceramica, Tecnologia ceramica, Oreficeria, Arte dei metalli e oreficeria, Moda e costume, Arte dei metalli, Arte del corallo, Arte del legno, Arte del tessuto, Arte del vetro, Arte della porcellana, Arte del metallo e oreficeria arredo chiesa, Arte del tessuto, decorazione e arredo della chiesa, Arte del merletto e del ricamo. PROGETTO SPRIMENTALE MICHELANGELO - Indirizzi: Disegno industriale, Moda e costume, Arte e restauro della ceramica, Arte e restauro dell’oro e metalli preziosi, Arte e restauro dei metalli, Arte e restauro del corallo, Arte e restauro delle opere lignee. Arte e restauro del tessuto e del ricamo, Arte e restauro del vetro, Arte e restauro del libro. PROGETTO SPERIMENTALE LEONARDO Indirizzi: Architettura e design
30 La fisica ad esempio scompare dalle discipline obbligatorie del curricolo nell’indirizzo Arti Figurative. La disciplina di chimica e laboratorio tecnologico, presente negli indirizzi ordinamentali degli Istituti d’Arte e in quasi tutti i progetti assistiti, viene totalmente cancellata.

9 E adeguato il monte ore settimanale previsto nel piano orari del nuovo liceo artistico?

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La risposta immediata a questa domanda, viste le considerazioni fin qui fatte, è ovviamente negativa. Tuttavia la questione è più complessa ed articolata di quanto appaia a prima vista: il contenitore potrebbe essere inadeguato o, all’opposto, dimensionalmente corretto a seconda delle scelte operate a contorno. Il monte ore è sicuramente inadeguato se basato su moduli orari di sessanta minuti: in questo caso le trentaquattro/trentacinque ore sono assolutamente insufficienti a riproporre all’interno del nuovo curricolo tutte quelle esperienze formative che noi riteniamo irrinunciabili per la formazione degli allievi. Se viceversa si optasse per modulazioni diverse e contemporaneamente si registrassero fondamentali cambiamenti dei criteri per la definizione complessiva del curricolo il giudizio di fattibilità potrebbe e dovrebbe essere modificato. Da un attento confronto tra la normativa preesistente e il primo comma dell’articolo 3 (Attività educative e didattiche)31 della bozza di D.P.R. si sottolinea che: A. Oltre ad un orario obbligatorio, che per il nuovo liceo artistico è pari a 34 ore per i primi due anni e 35 ore per i successivi, è prevista una quota oraria opzionale, attivabile su richiesta degli studenti e delle loro famiglie, che entrerà nel curricolo per una quota che non potrà superare il 20% dell’orario obbligatorio generale. B. Queste attività potranno tuttavia essere svolte utilizzando l’organico assegnato alle singole scuole: in pratica si faranno solo se nella scuola esisteranno docenti a disposizione (soprannumerari), magari divenuti tali perché espulsi dai loro insegnamenti di partenza, grazie a questa “riforma”. Di organico funzionale da assegnare alle singole istituzioni scolastiche in relazione alle attività programmate manco l’ombra. In sostanza la fattibilità di quest’area opzionale è inevitabilmente destinata a scemare in pochi anni, perché i docenti in soprannumero, una volta pensionati, non saranno rimpiazzati: lo specchietto della libertà di scelta è destinato a durare un lustro o poco più, tenendo conto dell’età media degli insegnanti italiani. Si tratta, ancora una volta, di uno dei grandi imbrogli del Grande Imbonitore e del suo seguito, che usano la libertà di scelta dell’individuo come foglia di fico per celare la reale natura delle loro manovre miranti a scardinare la scuola secondaria superiore, a coronamento dell’opera già iniziata con la scuola primaria. Questo punto della “riforma Moratti-Gelmini” è certamente il più subdolo, poiché tende potenzialmente a dividere l’utenza (studenti e genitori) dai docenti, che verranno, questo è certo, accusati di conservatorismo e di meschina difesa dei loro interessi di casta. Sarà quindi vitale chiarire l’impraticabilità di una boutade che potrà concretizzarsi solo per un periodo limitatissimo, quando le vere riforme sulla scuola dovrebbero avere un respiro almeno pluridecennale. Inoltre si tratterebbe di una liberta”vigilata” poiché l’ambito delle possibili opzioni sarebbe limitato a discipline già prospettate nel curricolo nazionale o in inserite in una rosa, ancora una volta stabilita a priori su scala centrale. Alla faccia dell’autonomia, del decentramento, delle competenze locali e via dicendo!

C. È venuta meno nella “riforma Moratti-Gelmini” ogni traccia riferibile all’Area di integrazione – cioè a quel monte ore progettato dai Consigli di classe e dal Collegio dei docenti – già previsto nei progetti assistiti che anticipavano l’Autonomia, per far fronte alle esigenze specifiche (in questo caso dell'istruzione artistica) e finalizzato allo svolgimento di iniziative ad integrazione delle attività didattiche. In maniera del tutto improvvida l’area di integrazione è stata sostituita, fin dal decreto legislativo n.226/2005, dall’area opzionale obbligatoria che, come più sopra precisato, andrà a definirsi sulla base di pseudo-scelte individuali degli studenti e delle loro famiglie.

D. Esistevano altri canali per garantire all’utenza la possibilità di concorrere alla definizione dei curricoli integrativi che non fosse foriera di anarchia sul piano organizzativo ma soprattutto che si esplicitasse in un’autentica, praticabile, duratura possibilità di scelta? Noi pensiamo di sì. Esistono ormai da quasi quaranta anni gli strumenti per garantire anche in questo campo una condivisione delle scelte: essi sono gli Organi Collegiali. E non si venga a dire che le competenze nella programmazione didattica spettano specificatamente alla componente docente dei Consigli di classe e al Collegio dei Docenti perché se questo ad oggi è vero è anche altrettanto indiscutibile che le competenze, stabilite per legge, possono essere modificate dalle leggi. Questo sarebbe anche un modo per rivitalizzare gli Organi Collegiali, la cui partecipazione, per la componente degli studenti e dei genitori, è diventata francamente negli anni sempre più rituale e marginale.

E. L’orario obbligatorio del curricolo previsto nella bozza di D.P.R. per le singole discipline potrà essere “limato” all’interno dei P.O.F. per una quota del 30% massima.

F. L’autonomia scolastica si esplica liberamente anche mediante il superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione, fatti salvi gli obblighi complessivi di servizio dei docenti.


Tutto ciò premesso si ritiene che un piano orario del nuovo liceo artistico dovrebbe prevedere:

- Un monte ore obbligatorio, definito su scala nazionale, dimensionalmente stabilito sull’ordine di 34/35 ore settimanali, come previsto dalla bozza di D.P.R.

- Questo curricolo obbligatorio su scala nazionale dovrebbe tuttavia essere ricalibrato, con una distribuzione delle discipline più razionale, tenuto conto delle osservazioni contenute nel paragrafo 8 e di quelle che potranno emergere nel corso del confronto. A questo proposito si presenta nell’Allegato n° 1 un’ipotesi di curricolo del nuovo liceo artistico che potrebbe trovare applicazione per tutti gli indirizzi

- Accanto a questo curricolo obbligatorio su scala nazionale si propone un’area di integrazione, utile nel computo dell’organico di diritto, programmata e definita dalle singole istituzioni scolastiche, verificate le istanze locali e sentiti i pareri della componente studentesca e dei genitori, area non superiore al 20% del monte ore definito su scala nazionale, salvo restando che l’orario previsto per ogni singola disciplina definita su scala nazionale non potrà essere ridotta in misura superiore al 30%.

- Per le ragioni esposte più sopra, al punto G, non è credibile una proposta di incremento rispetto all’attuale orario di fatto: l’area dell’integrazione dovrebbe quindi trovare una sua collocazione all’interno delle 34/35 ore attraverso l’introduzione generalizzata, per motivi didattici, di moduli della durata di 50 minuti. Questa, a nostro avviso, è la sola strada praticabile per garantire nel contempo la salvaguardia degli organici e un miglioramento della qualità dell’offerta formativa, affermando un nuovo modo di fare scuola, così come illustrato nel paragrafo 3.

A puro titolo di esempio si riporta nell’Allegato n°2 un possibile piano orario basato su quaranta moduli settimanali di 50 minuti, distribuiti sull’intero quinquennio, riferito alla sezione di Design, comprensivo sia del monte ore obbligatorio che dell’area dell’integrazione.



31 L’orario annuale delle lezioni nei percorsi liceali, comprensivo della quota riservata alle Regioni, alle istituzioni scolastiche autonome ed all’insegnamento della religione cattolica in conformità all’Accordo che apporta modifiche al Concordato Lateranense e al relativo Protocollo addizionale reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, ed alle conseguenti intese, è articolato in attività e insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e insegnamenti attivabili nei limiti del contingente di organico assegnato alle istituzioni scolastiche, tenuto conto delle richieste degli studenti e delle loro famiglie. Per i percorsi liceali, la quota oraria riservata alle singole istituzioni scolastiche, determinata nei limiti del contingente di organico ad esse assegnato e tenuto conto delle richieste degli studenti e delle loro famiglie, non può essere superiore al 20% del monte ore complessivo annuale, salvo restando che l’orario previsto dal piano di studio di ciascuna disciplina non può essere ridotto in misura superiore al 30%.


IPOTESI CURRICOLO NAZIONALE SENZA AREA DI INTEGRAZIONE - indirizzo ARCHITETTURA DESIGN AMBIENTE - 34/35 ORE - MODULI 60'






IPOTESI PIANO ORARIO CON AREA DI INTEGRAZIONE - indirizzo ARCHITETTURA DESIGN AMBIENTE - MODULI 50'